Togliersi la vita per l’università, sentirsi così inadeguati e indietro rispetto agli altri da non poter più andare avanti: “Mi chiedo dove stiamo sbagliando come società per permettere che accadano cose di questo genere”, commenta Alessandro Benetton in un recente episodio della sua video rubrica “#UncaffèconAlessandro”, ripubblicata anche sulle pagine online del “Corriere della Sera”.
Si tratta di un problema di cui è bene parlare per cercare di capire insieme come migliorare le cose. Per questo l’imprenditore riflette con i suoi follower, cercando di tratteggiare due grandi motivazioni principali legate a tanto sconforto: la prima riguarda l’approccio malsano agli studi. “Se non ti laurei nei tempi e nei modi prestabiliti sei un fallito”. In realtà, bisognerebbe insegnare ai ragazzi l’importanza di avere un proprio percorso che sia unico e non necessariamente in linea con gli standard. L’università non è tutto: va bene puntare al massimo dei voti, ma se non ci si riesce non bisogna abbattersi o buttare via tutto. “Studiare dovrebbe essere un’occasione per approfondire i temi che ci stanno a cuore, non una questione di media”.
Ciò che conta davvero in un percorso di studi è portarsi a casa delle conoscenze, delle competenze e un approccio che aiuti anche nella vita fuori dall’università. Il voto, con questa mentalità, è importante ma passa in secondo piano.
La seconda questione riguarda il fallimento, visto sempre come qualcosa di negativo: Alessandro Benetton ne ha parlato anche nella sua autobiografia, “La Traiettoria”. “A volte si impara più da un fallimento che da 100 successi”, spiega l’imprenditore. Sbagliare è inevitabile e fa parte del percorso. L’importante è avere il coraggio di continuare. “Se sentite che questo coraggio vi manca, chiedete aiuto ai genitori, agli amici, alle associazioni apposite e non vergognatevi”, consiglia Alessandro Benetton in chiusura del video.
Si tratta sicuramente di una tematica complessa della quale è bene parlare: non sentirsi soli, talvolta, può fare la differenza.
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