Isaac Newton, uno dei colossi del razionalismo, della scienza, della fisica, della matematica e in senso più ampio dell’illuminismo, che fantasticava di apocalisse, fantasie alchemiche, esoterismi, codici segreti della Piramide e della Bibbia? Sì, proprio così, e lo dimostrano alcune lettere risalenti al 1680 che oggi vanno all’asta da Sotheby’s e che potrebbero essere vendute per centinaia di migliaia di euro. A svelarlo è il settimanale britannico “Observer”, che racconta questo lato molto meno conosciuto del celebre scienziato inglese e precursore degli studi gravitazionali, dopo quella famosa mela che gli cadde in testa a Woolsthorpe Manor da un albero che ancora oggi, in quel piccolo villaggio del Lincolnshire, in Inghilterra, è conservato (o, per essere pignoli, le stesse radici che si sono rigenerate in un nuovo arbusto).
Nella seconda metà del 1600 Isaac Newton dimostra che la luce bianca è composta da tutti i colori dello spettro: tramite un prisma scompone la luce del sole e ne ricava un arcobaleno che ricompone per ottenere di nuovo luce bianca con un secondo prisma.
Spesso tutti noi non ci interroghiamo sul concetto di luce, ma è quella porzione dello specchio elettromagnetico che risulta visibile all’occhio umano. In altre parole si tratta di un fenomeno fisico che ci consente di vedere gli oggetti e di percepirne i colori. Possiede una natura sfuggente che è stata indagata per lungo tempo e risulta fondamentale per la vita sulla Terra, tanto che la nostra intera esistenza ruota attorno alla luce. Per esempio regola il nostro orologio biologico e consente alle piante di portare avanti il processo conosciuto come fotosintesi clorofilliana.
Che Newton avesse un lato molto più irrazionale si era iniziato a capire circa due secoli dopo la sua morte nel 1726. Ora però, queste lettere, anche mezze bruciacchiate (“colpa del mio cane!”, accusa Isaac), fanno chiarezza su un’oscura dimensione del luminare della scienza. Newton era certo – e ci sono tre pagine in queste missive a dimostrarlo – che le Piramidi nascondessero straordinari segreti, cosa di cui lui era convinto proprio dal 1680 in poi, quando non aveva nemmeno quarant’anni. In quel periodo, in cui si prese uno stop sabbatico dall’Università di Cambridge proprio a Woolsthorpe Manor, quello che sarà uno dei più grandi scienziati di sempre approfondì sempre di più i suoi “studi oscuri” che lo accompagneranno per tutto il resto della sua vita. Inoltre Newton aveva anche delle vere e proprie ossessioni religiose che però, spiega “Observer”, non rendeva esplicite non tanto perché temeva potessero danneggiare la sua reputazione scientifica ma perché erano piuttosto eterodosse: ripudiava la dottrina della Trinità, per esempio. Insomma, due mondi paralleli per Newton, che anzi pare considerasse le sue scoperte scientifiche e matematiche secondarie ai suoi studi su alchimia e teologia, come tra l’altro avevano già fatto intendere alcuni manoscritti riesumati sempre da Sotheby’s nel 1936, alcuni comprati nientemeno che dal celebre economista e fan di Newton John Maynard Keynes, che non a caso lo definì “l’ultimo dei maghi”. Ma poi per Newton, nel 1687, venne il suo capolavoro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, ossia I principi matematici della filosofia naturale, uno dei pilastri del pensiero scientifico, in cui lo scienziato inglese enunciò le leggi della dinamica e della gravitazione universale. E così tutto il resto è passato in secondo piano.