Di “uscire dalla zona di comfort” ne ha fatto una ragione di vita: Alessandro Benetton lo racconta anche nella sua autobiografia “La Traiettoria”. È “un concetto a cui tengo molto e mi viene naturale parlarne” scrive su Linkedin: non a caso lo ha fatto anche lo scorso 18 ottobre nel corso di un incontro con gli studenti dell’Università Parthenope di Napoli incentrato su imprenditorialità e innovazione.
“Rischiare nella vita è importante e provare ansia è parte del percorso”: per Alessandro Benetton uscire dalla zona di comfort significa quindi anche gestire tutti quegli aspetti più problematici che questo passo comporta. L’ansia, ad esempio che “non è necessariamente negativa”: anzi, al contrario “quando ci muoviamo in territori inesplorati è una reazione naturale” perché costringe il cervello ad alzare l’asticella, a performare al massimo.
Lo ha provato sulla sua pelle quando diede vita a 21 Invest che agli albori “era una realtà molto differente da oggi”. Come ricorda Alessandro Benetton “non funzionava secondo le logiche del private equity ed era molto distante da quello che volevo creare io”. Propose quindi di cambiare modello di business ma l’idea venne rifiutata: “Immaginate a questo punto l’ansia di insistere su questa traiettoria. I manager di allora dissero che non si fidavano, che non erano convinti. Avrei dovuto dunque abbracciare l’ignoto e superare un muro apparentemente invalicabile per portare avanti la mia visione”.
Nonostante ciò Alessandro Benetton decise comunque di credere in se stesso: “Per fortuna decisi di lanciarmi e, ad oggi, le cose in 21 Invest sono andate piuttosto bene”. L’invito che rivolge ai giovani quindi è di “osare, rischiare, consapevoli che parte del percorso sarà anche dettato dall’affrontare diversi stati emotivi”: d’altronde “per sentirci a nostro agio su cose che prima ci mettevano in difficoltà dobbiamo abbattere dei muri e ricostruirli più in là”. E “questo è un processo lento e graduale”.
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