Nicolai Lilin, l’italo-moldavo che non scorda le sue origini

Chi cresce in Transnistria, una riga di terra che separa la Moldova, o Moldavia, dalla Romania, difficilmente dimentica il suo passato, la sua infanzia. Su questo argomento ha creato un vero e proprio immaginario Nicolai Lilin. Trasferitosi in Italia nei primi anni 2000, Nicolai giunge alla notorietà per aver condotto e partecipato alla trasmissione “Mistero”, andata in onda dal 2008 al 2016 su Italia Uno, il lunedì in prima serata.

Forse, nessuno era a conoscenza del passato di Lilin e lui ha voluto fare chiarezza: ha scritto tre libri, e dal primo è stato tratto un film, diretto da Gabriele Salvatores, campione d’incassi in Italia. La cosiddetta Trilogia siberiana è composta da: Educazione siberiana, Caduta libera e Il respiro del buio. Nell’ordine cronologico della vita di Nicolai Lilin, la trilogia racconta del suo arresto per due volte in Transnistria, degli anni in un carcere moldavo, della successiva libertà e dell’arruolamento nell’esercito russo come cecchino per la guerra in Cecenia. Dopo questa odissea, il ritorno alla vita “normale” dopo il conflitto, con i segni bellici da reduce, stile Septimus in Mrs. Dalloway di Virginia Woolf.

Lo stile è crudo, forte, autentico, autobiografico: ci sono diverse controversie, poiché molte cose non tornano logicamente, ad esempio l’arruolamento nell’esercito russo di un moldavo. La critica lo ha stroncato, ma questo non è un fattore a cui dare troppa importanza. La lettura è arte libera, manifesto della volontà di rappresentare un’idea, non conta se vissuta veramente o no. Lilin ha una bella penna e crea un effetto di immedesimazione nel lettore, lavorando con intensità sulla descrizione del contesto in cui si trovano i personaggi. Della trilogia, il libro che sorprende maggiormente è quello di mezzo, Caduta libera.

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