Scaramantico com’è, non è detto che Carlo Verdone accolga gli auguri per i suoi primi 70 anni (oggi martedì 17 novembre) con entusiasmo. Il 2020 non si è nemmeno rivelato un anno allegro per lui e per il suo ultimo film, Si vive una volta sola.
Previsto in uscita lo scorso febbraio, è stato rinviato per la prima ondata della pandemia e successivamente messo ancora in lista d’attesa a causa della nuova chiusura delle sale. Ma il suo è un cinema che non può rinunciare alla sala, al contatto diretto, al passaparola, per cui c’è la speranza di vedere il suo ultimo lavoro nel 2021.
Nato a Roma il 17 novembre 1950, porta come secondo nome Gregorio, tradizionalmente di buon auspicio, e infatti la sua carriera, come si dice a Roma, è stata “un gran Gregorio”. Figlio d’arte – il padre Mario è uno dei pionieri della storia del cinema in Italia – si fa contagiare dalla passione per la settima arte insieme al fratello Luca (eccellente regista di documentari) e alla sorella Silvia, andata in sposa a Christian De Sica, nota in casa come la figlia ribelle e affermatasi nel ramo della Produzione. Carlo Verdone, da ragazzo, è uno studente modello, laureato col massimo dei voti, diplomato al Centro Sperimentale prima ancora della laurea, appassionato di musica rock tanto quanto del buon cinema, in particolare americano.
Il gusto della battuta non lo abbandona mai, ma certamente si fa largo un timbro più disincantato, attento alla realtà. È profondamente diverso da Alberto Sordi, ma li unisce uno sguardo affettuoso per le persone e un’attenzione alla rappresentazione della società. Tale filosofia lo ha contraddistinto dal suo primo film fino a Benedetta follia (2018). I suoi personaggi sono cresciuti con lui: hanno fatto carriera, hanno perso certezze e spesso il lavoro, hanno vissuto crisi matrimoniali e familiari e spesso sono stati costretti dalle circostanze ad analizzare se stessi e i propri comportamenti.