Cos’è la brucellosi? Come si trasmette all’uomo? Quanto è pericolosa e come evitarla? Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’Università di Parma, presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid) e responsabile del tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (SIP), ha recentemente toccato questi e altri temi in un’intervista rilasciata a “DiRe”.
Innanzitutto, la dottoressa specifica che si tratta di un’infezione derivante dal batterio Brucella, solitamente diffusa presso gli animali (mucche, pecore, capre, cervi, maiali, ma anche molto raramente animali domestici come i cani) ed è per questo frequente nelle aree agricole e rurali del Paese. Nella maggioranza dei casi, si trasmette in seguito all’assunzione del latte o della carne di un animale infetto, ma solo se è mancata una adeguata pastorizzazione o cottura. In casi più rari, si può contrarre per inalazione o contatto con piccole ferite. Rarissimo, invece, il contagio da uomo a uomo.
La brucellosi non presenta solitamente grossi rischi per la vita (ha un tasso di mortalità di circa il 2%), ma provoca sintomi molto fastidiosi (nausea, febbre, stanchezza, dolori articolari) che si possono protrarre molto a lungo, e richiedono infatti una terapia antibiotica di circa 6 settimane.
La brucellosi è particolarmente diffusa nel Mezzogiorno, ed è endemica nelle Regioni di Campania, Calabria e Sicilia. L’Italia sta attuando un piano per eradicare la malattia, che punta innanzitutto a ridurre il consumo di latte crudo o altri prodotti che potrebbero agire come vettori di contagio.
Benché sia obbligatorio denunciare i casi di animali, accade spesso che questi vengano lasciati morire, seppelliti e segnalati come scomparsi, per evitare i costi di smaltimento. Secondo Susanna Esposito, un attento monitoraggio sarà invece l’unico modo attraverso cui questa fastidiosa infezione sarà definitivamente debellata.
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